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Edo, Periodo.

Fase dell'arte giapponese compresa fra il 1615 e il 1868 e che coincide quindi, grosso modo, con il trasferimento del governo nipponico da Kyoto a Edo (la moderna Tokyo) e che ha praticamente termine con la rinuncia al potere dell'ultimo shogun Keiti e quindi, con la cessazione dell'isolamento giapponese grazie all'illuminato governo dell'imperatore Mutsuhito. Nel 1615 il potere venne assunto dallo shogun Tokugawa Ieyasu - perciò il periodo è anche detto Tokugawa - che aveva annientato il suo predecessore Toyotomi Hideyoshi, spostato il governo a Edo e chiuso l'ingresso nel Paese agli stranieri. Egli rimodellò il Giappone sulla base delle dottrine di Confucio, dando pieno sviluppo a una società di tipo feudale e contribuendo, in tale modo, a far sorgere una classe di ricchi mercanti che riuscì ad imporre spesso la sua volontà nelle questioni finanziarie della Nazione influenzando persino, non solo la società di quel tempo, ma anche la stessa cultura nonostante la prevalenza - non assoluta, comunque - dei samurai, i guerrieri che costituivano la classe dei nobili protetti da Tokugawa. L'isolamento instaurato dallo shogun favorì il risorgere delle arti tradizionali giapponesi non più "corrotte" dalla cultura occidentale; tuttavia l'influenza cinese non mancò mai di farsi sentire, specialmente per quanto riguarda l'architettura, la scultura e, parzialmente, la stessa pittura. Naturalmente in ogni campo dell'arte si susseguirono stili diversi ma, per la maggior parte, essi derivavano da quelli in uso nell'aureo periodo Momoyama e spesso essi tendevano ad accontentare i gusti dei chonin, dei mercanti e degli artigiani che erano quelli che forse meglio potevano pagare i loro capricci. ● Arch. - Fra le costruzioni tuttora in buono stato occorre ricordare il palazzo Ninomaru che fa parte del castello di Nijo a Kyoto; il suo stile si rifà quasi integralmente allo stile shoin dell'epoca precedente; nel suo interno appaiono meravigliose pitture sulle porte scorrevoli (fusuma) oltre a sculture, ceramiche, ecc. Lo stesso stile shoin caratterizzò, oltre che le case dei samurai, anche quelle dei ricchi anche se non nobili. Un edificio dell'Edo è il toshogu, tempio mausoleo, di Tokugawa Ieyasu di cui prima abbiamo parlato. Fu costruito nel 1617 a Nikko per onorare le spoglie del grande shogun; il tempio ha tutte le strutture lignee dipinte di blu, verde, rosso e oro. Molto interessanti furono i cha-shitsu, gli edifici espressamente realizzati per la cerimonia del tè dei quali alcuni esemplari furono eretti già nel periodo antecedente (nel XVI sec.). Sorse poi lo stile sukiya che tuttavia è un ibrido formato dalla fusione dello shoin con quello del cha-shitsu; questo stile si incontra soprattutto nella villa di Katsura a Kyoto dove fu usato nella costruzione delle sale di lettura. Lo stile shoin è ripartito in tre sottostili detti Ko-shoin, il più antico, Chu-shoin, dell'epoca media, e il Shin-shoin ovvero quello più recente. Essi differiscono notevolmente dallo stile delle cha-shitsu che è semplicissimo, sia nella pianta sia nelle strutture: travi di legno greggio intelaiano il candore degli shoji (le pareti divisorie delle stanze) e l'intonaco bianco opaco delle pareti fisse. L'arredamento interno è formato soltanto dalle tatami, le famose stuoie giapponesi tuttora in uso, e dalle porte scorrevoli che si aprono fra le varie stanze o sul giardino. ║ Scultura: il p.E. non fu certo uno dei migliori per la scultura religiosa che, con le sue statue di Buddha, è in continuo decadimento. Più accettabile la scultura profana soprattutto rappresentata dagli okimono, piccole statuette zoomorfe o a figura di uomini o di piante, che servivano a decorare l'interno delle abitazioni e particolarmente lo studio del padrone di casa; dalle netsuke, altre piccole sculture figurative che si tenevano appese alla cintola e dalle bambole di legno scolpito. ║ Pittura: fra i maggiori pittori del primo p.E. furono Kano Tanyu (1602-1674) il cui caratteristico stile fu seguito da generazioni e generazioni di pittori giapponesi, e suo fratello Kano Naonobu (1607-1650), continuatore dello stile del monaco-pittore Zen, Ying Yu-Chien, cinese. Anche suo figlio Kano Tsunenobu va considerato come un grande maestro di questo periodo. Ispirazione dai pittori del periodo Momoyama trassero invece quelli della scuola Sotatsu-Korin fondata da Tawaraya Sotatsu morto nel 1643, e dal suo seguace Ogata Körin (1658-1716) che interpretò a modo suo, con ottimi risultati, la pittura di Sotatsu. Al p.E. appartiene anche la famosa scuola Tosa i cui capostipiti abitavano a Sakai. I nomi più importanti di questa scuola sono quelli di Mitsuyoshi (1539-1613) e di Mitsuoki (1617-1691); quest'ultimo divenne capo dell'edokoro, ovvero del gruppo di artisti accolti a corte dall'imperatore. Suo fratello Mitsunori, di lui più giovane, fu nominato invece "artista ufficiale" dello shogunato Tokugawa, ed assunse il nome di Sumiyosho che diede l'avvio ad una nuova scuola. La scuola Nanga (o Nanso-ga) venne istituita da Sakaki Hyakusen che fu il primo pittore a seguire la moda, allora in voga tra i letterati, di vivere alla cinese. Altra importante scuola giapponese fu quella detta Okyo od anche Muruyama, dal nome del suo fondatore; essa seguiva il gusto delle classi borghesi usando una maniera realistica di dipingere derivata dalla pittura cinese ed anche da quella occidentale; un tipo simile di pittura fu quella dello Ukiyo-e che tratta soltanto un genere manieristico; questo stile venne impiegato anche per la stampa dato il grande numero di richieste che assillavano i pittori; i soggetti trattavano paesaggi, ritratti di attori, scene teatrali, belle donne, ecc. Tan-e (pittura rossa) fu chiamato lo stile (per le stampe) adottato da Kiyonobu Torii (1664-1729) e che consisteva nell'aggiungere col pennello, alle stampe Ukiyo-e (pittura monocroma con tratti forti e decisi) del colore rosso. In seguito le stampe divennero a poco a poco sempre più colorate fino ad arrivare allo stile nishiki-e (stampa policroma) di Suzuki Harunobu (1725-1770). Le tecniche usate in questo stile, che portava anche 10 colori, si perfezionarono via via sempre di più, cambiarono i soggetti, si esagerarono i tratti del volto nei ritratti per rendere più intense le espressioni del volto, si evitò di dipingere i fondi che vennero lasciati al naturale, fino a giungere al grandissimo Kitagawa Utamaro (1735-1806) e a Katsushika Hokusai (1760-1849) che dipinse soltanto splendidi paesaggi giapponesi. ║ Ceramica: nel p.E. venne scoperto il grande deposito di argilla pregiata di Arita e ciò diede una spinta enorme allo sviluppo dell'arte della ceramica. Fu allora che si fabbricarono i primi kakiemon, i famosi pezzi di porcellana smaltata che prendono il nome da un'abilissima famiglia di ceramisti. Famose di questo periodo sono anche le porcellane kutani, tipiche per il disegno astratto e per la colorazione blu- verde. A Kyoto venne fondata la fabbrica delle ceramiche kiyomizu e a Seto quella delle porcellane dette setomono. Magnifico era il vasellame smaltato detto kyo-yaki creato da Nonomura Ninsei e assai caratteristico quello del fratello del pittore Körin, Ogata Körin, detto raku.